sabato 29 dicembre 2007

Silente: saggio o megalomane?

In un altro post ho detto che Silente è il Mentore di Harry, colui che lo guida e gli fornisce qualcosa che gli sarà utile per portare avanti la missione.
In realtà il personaggio di Silente non è così ben delineato. Siamo abituati, per bocca della Rowling, o meglio dei suoi personaggi, a considerare Silente infallibile. Se fa qualcosa ha i suoi motivi, se dice qualcosa è perché quella cosa è vera o giusta. Ma è davvero così? Analizzando i fatti non sembrerebbe. Raramente Silente pretende qualcosa da Harry, cioè chiede a Harry di fare una determinata cosa o seguire un certo percorso. Non gli indica alcuna strada da seguire, al contrario lo osserva e solo dopo gli sforzi e gli sfoghi del ragazzo gli fornisce indizi e consigli. Questo accade nei primi cinque libri e in parte del sesto. Solo prima di morire gli fornisce il segreto degli horcruxes e lo spinge a cercarli, imponendogli pertanto di seguire una strada. Ma fino ad allora Harry svolge delle prove alle quali Silente assiste senza intervenire. Il recupero del ricordo di Lumacorno è l’ultima prova, lo spartiacque tra Harry protagonista inconsapevole e “fortunato” e Harry protagonista consapevole e in grado di manipolare la fortuna e gli eventi. Prima di allora non aveva la strada segnata: sapeva, certo, della sua natura e del suo destino, ma veniva catapultato in situazioni e accadimenti per caso o per spirito coraggioso o per curiosità o anche, perché no, per presunzione.
Nel primo libro Silente non impedisce a Harry di cercare la Pietra Filosofale, ma nemmeno gliene parla. Harry decide autonomamente di preoccuparsi della protezione della Pietra, infischiandosene delle protezioni che i professori hanno già messo in atto, compreso Silente il quale, sembrerebbe, aveva usato una magia speciale (solo una persona che avesse voluto trovare la Pietra, trovarla ma non usarla, avrebbe potuto prenderla) a causa della quale Voldemort non avrebbe mai potuto prenderla, nemmeno con il tramite di Raptor. Spinto invece da una preoccupazione mista a presunzione, ignorando ciò che Hagrid gli diceva e partendo in quarta contro il professor Piton, Harry mette in pericolo se stesso, i suoi amici e la stessa Pietra. Perché Silente non parla a Harry della Pietra? Forse perché si trova di fronte un ragazzino di undici anni che sta ancora scoprendo le sue potenzialità. Questa potrebbe essere una buona ragione. A favore di ciò ricordiamo che Silente nasconde lo Specchio delle Brame proprio nel luogo dove si trova la Pietra. Checché ne dicano i suoi sostenitori, il preside sa soltanto che Harry continua a visitare quello specchio alla ricerca del suo passato, non prevede assolutamente che il ragazzo possa mettersi a cercare la Pietra. Se lo avesse fatto avrebbe intuito le ragioni di Harry e, visto l’incantesimo posto sulla Pietra, non avrebbe mai messo lo Specchio proprio in quel posto.
Nel secondo libro succede la stessa cosa ma con una sfumatura che mette Silente sotto una luce diversa. Non impedisce a Harry di cercare la Camera dei Segreti e nemmeno gliene parla. Harry, anche in questo caso, fa tutto da solo, spinto anche dagli eventi e dal caso, che ha molto spazio in questo libro. E’ un caso che il diario di Tom Riddle finisca proprio nelle mani di Ginny Weasley, cioè di una ragazzina bisognosa di affetto e attenzioni che riversa tutto in quelle pagine. Fosse finito nelle mani di Hermione avrebbe avuto vita breve. E’ un caso che Harry scopra di saper parlare Serpentese proprio di fronte a tutti, che scopra l’ingresso per la Camera dei Segreti, che Allock si riveli un babbeo, che Ron non possa seguirlo, ecc. La sfumatura di cui parlavo è l’atteggiamento di Silente nei confronti di tutta la vicenda. E’ pienamente consapevole, da uomo navigato, che Allock sia un “allocco”, decisamente inadeguato e incapace di portare in salvo la piccola Weasley, eppure non fa assolutamente nulla per salvarla lui stesso. La McGranitt e Ruf sostengono, e tutti gli altri con loro, che la Camera non esiste e che, nel corso degli anni, sono state fatte ricerche risultate infruttuose. A queste affermazioni non si ha alcuna risposta da Silente, sia di conferma che di smentita. Come mai? Come sperava il saggio preside che si potesse salvare Ginny? Sembra quasi distaccato negli avvenimenti e solo all’ultimo si rende conto che Harry ne sa molto di più di quanto forse lui credeva.
Se per i primi due libri Silente è rimasto quasi in disparte, forse ritenendo Harry troppo giovane e immaturo e non ancora pronto per affrontare certe situazioni, anche se ha pienamente dimostrato il contrario, pertanto ritenendo che non mettendolo a conoscenza di alcune cose potesse tenerlo al sicuro, nel terzo libro si vede quasi costretto a proteggerlo apertamente, anche se le informazioni che gli fornisce rimangono vaghe. Come al solito Harry dovrà cercare notizie e spiegazioni da solo (con l’aiuto, beninteso, dei suoi amici Ron e Hermione) e, come al solito, si catapulterà nell’azione, sarà lui stesso a recarsi da Black, così come era stato lui recarsi nel luogo della Pietra Filosofale o nella Camera dei Segreti. Silente, solo in questo libro, comincia a prendere coscienza della maturità di Harry e gli affida (a lui e a Hermione) la salvezza di un uomo innocente e di un ippogrifo, mandandolo incontro a enormi pericoli, non ultimi i Dissennatori sparsi in giro.
Nel quarto libro Silente viene quasi sopraffatto dagli eventi, quando è costretto ad accettare Harry come quarto partecipante al Torneo TreMaghi. Qui è la prima volta che Harry non decide autonomamente di porsi in prima linea, ma viene spinto subdolamente da qualcun altro. Silente dimostra però, per la prima volta in maniera evidente, di fidarsi un po’ troppo dei suoi giudizi. Subisce un enorme smacco da un giovane Mangiamorte che per un anno intero gli vive fianco a fianco ingannandolo. Nello stesso tempo però, anche se pienamente consapevole del pericolo che il ragazzo corre, sembra quasi impossibilitato a porvi rimedio e, ripensando a quanto successo negli anni precedenti, viene da pensare che Silente non abbia affatto risposte ad ogni domanda o soluzioni ad ogni problema.
Nel quinto libro Silente perdura nel suo atteggiamento protettivo fatto però di silenzi e spiegazioni non date. Impedisce a Ron e Hermione di scrivere a Harry dell’Ordine della Fenice ma poi permette al ragazzo di entrare a farvi parte, non intervenendo con chiarimenti più che dovuti ma, come al solito, delegando il compito ad altre persone. Certamente Silente aveva una visione più chiara degli accadimenti, infatti sapeva che Harry era in contatto mentale con Voldemort e che questo poteva arrecargli danno. Sono gli altri dell’Ordine, Sirius in testa, a dare a Harry risposte, purtroppo non complete visto che solo Silente conosce i fatti interamente e da lungo tempo.
Nel sesto libro avviene l’inversione di rotta. Silente “pretende” da Harry l’intervento attivo ma non dettato dal caso o dalla cocciutaggine del ragazzo, bensì seguendo una strategia ben delineata. E’ necessario distruggere gli horcruxes per distruggere Voldemort. Silente ha preparato la strada a più di una persona e pretende che questa strada venga seguita. Con Piton è costretto a ricorrere al ricatto morale e al giuramento (Piton non è un ragazzino, ma un uomo che ha molto sofferto e che non ha nulla più da perdere), di Harry invece si fida, o meglio si fida della sua fedeltà.
La figura di Silente, vista anche la storia della sua vita raccontata da più voci nel settimo libro, è più normale di quanto vogliano farci credere. Ha molti difetti e debolezze e lo dimostra fino all’ultimo: malgrado tutta la sua esperienza e la sua conoscenza non riesce a resistere dall’indossare l’anello dei Gaunt. Lui cercava solo la Pietra della Morte, che era incastonata nell’anello, sapeva perfettamente che quell’anello era un horcrux, pertanto protetto da una grandissima maledizione, eppure non ci pensa su nemmeno un po’ e lo indossa, procurandosi una morte annunciata che solo l’abilità di Piton riesce a procrastinare. Un errore da pivello, non c’è che dire. Troppa sicurezza o megalomania? Errori del genere Silente ne ha compiuti parecchi: non ha impedito a Piton di riportare la profezia a Voldemort, non ha protetto efficacemente i Potter, ha lasciato Harry in balia di se stesso e del caso, si è fatto ingannare da Barty Crouch jr, non è riuscito a imporsi a Caramell, ha delegato ad altri compiti che sarebbero spettati a lui, ecc. E’ così infallibile? E’ un vero MENTORE?

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